Il
nostro lavoro sulla drammaturgia di
Eduardo, in particolare su quella
del dopoguerra, continua con la
messa in scena de ''Le bugie con le
gambe lunghe”, commedia scritta nel
dicembre 1946 - subito dopo il
debutto napoletano di ''Filumena
Marturano” - che venne rappresentata
solo un anno dopo: lo straordinario
successo di Filumena infatti ne fece
rinviare continuamente il debutto.
Come
sarà poi ''Le voci di dentro”, ''Le
bugie con le gambe lunghe” è una
commedia sul tema della verità e
della menzogna, in cui la vena amara
che scorre in sottofondo alla
comicità a tratti quasi farsesca del
primo atto si accentua con il
procedere dell’azione, tanto da far
scrivere a Gerardo Guerrieri come
Eduardo ”…scansa gli effetti e le
situazioni già fatte, accenna,
colpisce di striscio con una
padronanza del mezzo
tecnico impressionante…”, conferendo
al testo un suo carattere insieme
''antico” e sperimentale.
La storia vive dei reciproci
intrighi che alcune coppie
intrecciano intorno a Libero
Incoronato, un uomo modesto, onesto,
insieme dignitoso e fiero, la cui
vita tranquilla viene sconvolta dai
vicini che tentano in ogni modo di
coinvolgerlo, suo malgrado, nelle
loro squallide storie. Prima
ingenuamente ostinato nello
smascherare le clamorose menzogne
spacciate per verità, di cui è
testimone, Libero decide alla fine
di adeguarsi in modo provocatorio
alla regola generale, rilanciandola
e amplificandola fino al paradosso.
Ed ecco il titolo della commedia,
che rovescia il proverbio popolare:
le bugie con le gambe corte sono
quelle dei bambini, quelle puerili,
mentre quelle con le gambe lunghe
sono quelle ''che tutti noi dobbiamo
aiutare a camminare per non far
cadere l’impalcatura della società”
(Eduardo nell’intervista a Sergio
Romano).
Un
personaggio e una commedia che
anticipano modalità drammaturgiche
molto moderne, fortemente presenti
nell’Eduardo a venire.
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