Ideata prima della
guerra, Le bugie con le gambe lunghe
venne completata alla fine del 1946, subito
dopo la messa in scena a Napoli di
Filumena Marturano e come soluzione di
emergenza, nel caso che quest’ultima
commedia non dovesse incontrare presso il
pubblico delle altre piazze il successo
sperato. Le cose, fortunatamente, andarono
in ben altro modo e Le bugie venne
presentata solo un anno più tardi. Dopo il
debutto a Bari nel dicembre del 1947, la
prima romana all’Eliseo (14 gennaio 1948)
richiamò un pubblico foltissimo e mondano,
allertato dagli straordinari successi delle
ultime stagioni (Napoli milionaria!,
Questi fantasmi!, Filumena),
che finalmente riconoscevano a pieno a
Eduardo quel titolo di autore troppo a lungo
messo in ombra dalle sue doti di attore.
L’accoglienza
fu calorosa, anche se forse il pubblico
rimase un po’ disorientato dagli umori acri
di una satira antiborghese che
anticipava già i toni amari e pessimistici
dei lavori successivi. Il critico Sandro De
Feo così racconta la serata:
Durò quasi un’ora,
attraverso i battenti a vetri dell’ingresso
alla sala dell’Eliseo, la sfilata del
pubblico più elegante di Roma. Nel
calendario della stagione romana le signore
appuntano ormai con lapis rosso le “prime”
di Eduardo De Filippo. Quel mercoledì sera
era la prima delle Bugie con le gambe
lunghe. La sala era piena fino agli
orli. Tutte le seggiole che si poterono
aggiungere furono aggiunte, ma molte persone
rimasero in piedi e poterono dirsi ancora
fortunate. [...] Anche le poltrone tenute in
serbo dai bagarini già da un pezzo erano
state tutte vendute alle persone disposte a
pagare molto.
(Sandro De Feo, «L’Europeo», 25 gennaio
1948)
Nella sua divertente cronaca,
il giornalista descrive l’accoglienza degli
spettatori attraverso le reazioni dei
piumaggi che adornavano i cappellini delle
signore: tutto un alzarsi e abbassarsi di
penne, in risposta alle provocazioni, più o
meno efficaci, della commedia.
Analizzando
la figura del protagonista, Libero
Incoronato, alcuni critici parlarono di
«personaggio commentatore», di «protagonista
spettatore», individuando in lui uno statuto
diverso da quello degli altri personaggi.
L’allora giovanissimo Gerardo Guerrieri
definì Le bugie una commedia
salutarmente «spiacevole»; non «slegata» —
come sostenevano alcuni — ma tenuta insieme
in modo non convenzionale. E ne
apprezzò il carattere antico e, allo stesso
tempo, sperimentale. Fu anche grazie agli
“esperimenti” delle Bugie se Eduardo
arrivò alle soluzioni della sua drammaturgia
successiva e ad altri personaggi
“testimoni”: ad Alberto Saporito di Le
voci di dentro, ad Alberto Stigliano di
Mia famiglia, e infine a Guglielmo
Speranza di Gli esami non finiscono
mai, “commentatore”, quest’ultimo, non
più dell’esistenza altrui, ma della propria.
Ripresa più
volte, negli anni cinquanta e settanta,
rappresentata spesso nell’Europa dell’Est
(forse anche per il suo carattere
antiborghese), Le bugie con le gambe
lunghe è stata messa in scena nel 1990
da Giancarlo Sepe per la compagnia di Aroldo
Tieri e Giuliana Lojodice, allestimento che
ha avuto anche un’edizione televisiva nel
1992. |