Elledieffe

La Compagnia di Teatro di Luca De Filippo

LE BUGIE CON LE GAMBE LUNGHE

 
 
 
  I COSTUMI

LE SCENE

I FONDALI
 
     
Bozzetto per "Le bugie con le gambe lunghe" (1° e 2° atto)   Bozzetto per "Le bugie con le gambe lunghe" (3° atto)
 
 

NUOVO PER QUESTE SCENE di Gianmaurizio Fercioni


Ero a pezzi… una brutta esperienza umana, etica, morale, mi aveva buttato in un buco nero senza fondo: orribile depressione . Eppure professionalmente il mio lavoro andava bene sia all’estero per l’opera lirica sia in Italia per la prosa.
Inaspettatamente Luca mi chiese di essere il suo scenografo: dissi subito di sì (era un pezzo che anelavo di poter lavorare in casa De Filippo ( Edoardo e Luca). Ero felice, ma anche oppresso dalla mia condizione e stavo per fare marcia indietro per il timore di non essere all’altezza. E dire che, col mio carattere, le avventure mi hanno sempre affascinato. Ora ero intimorito! Luca mi diede alcuni stimoli iniziali ma poi, lasciandomi completamente libero, mi inchiodò alle mie responsabilità.

Il testo mi affascinava per le sue sottigliezze, l’analisi critica della società e dell’ipocrisia… Un grande testo, all’apparenza facile ma come tutti i grandi testi, se affrontato con coscienza, ti esplode tra le mani. Così è stato anche per le idee sulla scena: un lungo lavoro di documentazione, i primi bozzetti e piano piano tutto si chiariva. Stavo finalmente rimettendo i piedi per terra “…deve stare tutto in un camion, le altezze sono queste, i tempi per il cambio di scena, le materie, i modellini...” Ogni tanto Luca mi dava dei temi di riflessione: il fondale, il sipario, non realistico ma neanche astratto, un collage… Una scena costruita come una sezione vista dal basso, uno spazio reale, una narrazione atmosferica e ironica nel cuore di un casermone soffocato da altri casermoni, cemento e vetrocemento, speculazione edilizia.
La ricerca su internet mi portò a scoprire l’opera di un artista che avrei voluto per il sipario ma stentavo a sottoporre a Luca. Guarda caso, Luca scelse, tra tante immagini, proprio quella. Carolina scoprì il nome dell’artista: Giacomo Costa, col quale iniziò subito la collaborazione. Giacomo fu subito disponibile, sensibile e attento tanto che m’imbarazzava suggerirgli delle modifiche come tagliare il fondale in tre parti, due grandi quinte e un fondale ridotto in misura sia per ottenere un effetto di profondità ottica, che per comodità tecnica in caso di riduzioni e montaggio. Giacomo acconsentì e così tutto, risultato e collaborazione, andò a segno. Luca interveniva con ferma discrezione. Da una parte le indicazioni: “nel primo e nel secondo atto umile semplicità con tante memorie, nel terzo arrogante presunzione, algido modernismo-, bianco e nero, difficilmente vivibile“. Dall’altra i problemi: il grande trave di cemento orizzontale tecnicamente non facile e il tulle. Piano piano tutto mi si chiariva. Stavo ritornando... e piano piano entravo in un’antica famiglia di vero teatro.
Devo ringraziare in primo luogo Luca e Carolina, ma anche Alessandro, Stefano e Danilo, Ivan e Francesco, Chiara e Veronica per aver fatto rinascere in me l’amore per il teatro e il piacere di stare in palcoscenico.

 

di Eduardo De Filippo

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