Luca De Filippo
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Eduardo De Filippo, mio padre, credeva nella parola e in quel teatro capace di farla vivere, di renderla concreta in scena affascinando il pubblico con la sua poesia. Il suo teatro, come ha spiegato lui stesso, trovava del resto spesso aiuto proprio nell'intuizione della scrittura poetica. Dalla simbologia e la sintesi di un verso poteva nascere la soluzione per sviluppare una scena che sul momento non riusciva a risolvere, dall'immediatezza di quel genere di lavoro poteva anche uscire un tipo di linguaggio, un modo di esprimersi necessario per costruire un personaggio. Per questo ''Penziere mieje...'' (Pensieri miei) nasce attorno ad alcune poesie di Eduardo musicate da Antonio Sinagra e divenute praticamente delle canzoni. Sinagra le musico' anni fa per suo piacere, senza pensare a un uso preciso. A cantarle oggi non sarò io, che non sono un cantante, mentre ne reciterò altre, aggiungendovi a contorno un brano di una lettera, una riflessione divertente, un'annotazione di diario, un appunto curioso come una ricetta di cucina scritta in versi, oltre naturalmente a pezzi del suo teatro che, appunto, si lega ai versi. Così lo spettacolo si costruisce a tasselli, leggero ma non vano, tra pensieri sparsi, appunti in versi e in prosa, scritti liberi, senza una vera destinazione teatrale, che vorrei andassero a comporre pian piano un ritratto della sua personalità, del suo modo d' essere e rapportarsi con le cose della vita non diverso da quello che gia' si conosce, ma visto da un' altra angolazione. |